Paola Santoro - Coaching, Facilitazione, Formazione

Pantaloni color meraviglia

DISCLAIMER:  Questo post doveva semplicemente raccontare il restyling del mio sito e invece le parole hanno deciso di uscire così. 

“Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso”

Pare lo dicesse Tolstoj.

Io ho sempre pensato che non avrei cambiato il mondo e che, per dare un sensibile contributo, è molto più importante ripensare ciclicamente se stessi. 

All’inizio del 2020, poco prima che avviassi il nuovo ciclo di cambiamento, il mondo ha deciso per me: ha cambiato di botto se stesso e si è rintanato nel mio computer! 

Mi sono ritrovata dall’essere “pronta ad aprire eccitanti finestre di consapevolezza”, all’ essere “imprigionata in uno stordito processo di adattamento”. 

Ho scordato di avere delle gambe e ho iniziato a sperimentare il mondo nei confini del mio viso. Ridimensionato e gettato alla rinfusa nella griglia di un monitor, si è trovato circondato da foto di primi piani compiaciuti, immagini di viaggi di chissà quanto tempo fa, avatar di gatti o, peggio, icone che incorniciano le iniziali di un nome.

In questo quadro statico osservo il mio viso: inseguo i suoi movimenti con un leggero ritardo e leggo le parole dal labiale della mia bocca. Provo la sensazione di quando  visualizzi il ricordo di un sogno: vedi te stessa commettere delle azioni e pensi “ehi, ma non può essere che sia io a vedermi! Chi è che guarda?”

È qui che nasce lo stordimento: non sai più a chi appartiene il punto di vista.
Per uscire da questa illusione da incubo, disattivo la funzione self view e tento di ristabilire le naturali regole dello sguardo relazionale, per essere insieme, qui e ora! 

Ma non funziona, è un paradigma vecchio.

Allora mi concentro a immaginare  una qualsiasi forma di relazione con il mondo al di là del mio viso. Riattivo la self view e mi chiedo ancora che tipo di sicurezza provino quelli della griglia nel non essere visti.

Da quando il sentire comune ha stabilito che il contatto visivo debba essere relegato nel cassetto dei “bisogni di secondo livello”, posso solo confidare nella relazione immaginata: devo ripensare il mio sé relazionale.

Inizio a convincermi che esistano forme altre di relazione, forme che ancora non comprendo, ma che imparerò a scoprire, perché c’è in ballo il benessere mio, dei miei partner, dei miei clienti e di tutte quelle persone che, come me, vogliono cambiare se stesse per cambiare qualcosa nel proprio mondo.

Non sarà come in presenza, non sarà meno che in presenza, è altro che sta emergendo e che ha bisogno di un potente atto di ascolto per riconoscere la propria forma. 

Penso di essere sulla buona strada.

Nel frattempo ho comprato una standing desk e una webcam ad ampio campo visivo: ora mi si vedono anche le gambe!
Non mi resta che comprare dei pantaloni nuovi, magari viola.
Dicono che sia il colore della meraviglia, ma è anche il colore che più amo del mio nuovo sito.

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