Paola Santoro - Coaching, Facilitazione, Formazione

Creatività e Problem Solving con LEGO® SERIOUS PLAY®

L’originale di questo articolo lo trovate sulla Rivista Spremute Digitali uno spazio virtuale dedicato a coloro che amano innovare, cambiare le regole e cogliere le opportunità che l’era digitale offre.


Q. LEGO® SERIOUS PLAY®. Quindi coi mattoncini LEGO® possiamo migliorare il nostro modo di fare business?

A. Decisamente sì! LEGO® SERIOUS PLAY® (LSP) è una metodologia di unconventional learning esperienziale che aiuta a pensare, comunicare e risolvere problemi.
Dirigenti, manager e dipendenti riescono a comunicare in maniera orizzontale, mettendo in gioco la propria immaginazione e facilitando la costruzione condivisa di processi risolutivi seduti attorno a un tavolo e giocando con i LEGO®.

Il “gioco serio”, infatti, è un percorso di esercitazioni guidate che fa emergere, attraverso la costruzione di strutture metaforiche visive (i modellini), le principali questioni strategiche e manageriali legate agli obiettivi che si vogliono indagare. Il contesto ludico non fa che favorire la conoscenza reciproca e l’accelerazione dell’apprendimento, perché, come diceva Platone, si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco, che in un anno di conversazione.

Q. Quali sono le caratteristiche di una sessione di LSP?

A. Una sessione di gioco può variare dalla mezza giornata alle due giornate intere fino a percorsi cadenzati più lunghi. Guidati da un facilitatore certificato, tutti i partecipanti, attraverso diverse fasi, sia individuali che di gruppo, sono in grado di sbloccare il proprio potenziale partecipando attivamente alla costruzione del percorso decisionale.

Il gioco si sviluppa in 4 momenti (Core Process):

  1. Question – Il facilitatore pone una domanda (connessa agli obiettivi condivisi con il committente).
  2. Build – Tutti i partecipanti rispondono alla domanda usando le proprie mani: costruiscono, cioè, un modello tridimensionale con i mattoncini messi a loro disposizione.
  3. Sharing – I partecipanti raccontano la storia del proprio modello attribuendo significati che spesso emergono spontaneamente dall’osservazione del proprio modello.
  4. Reflection – Il facilitatore supporta il confronto tra quanto è emerso.
Q. Perché organizzare una facilitazione LSP e quali sono i vantaggi percepiti dai partecipanti?

A. Organizzare una sessione LSP vuol dire contare su una metodologia che fonda le sue basi scientifiche negli studi di sviluppo organizzativo, psicologia dei gruppi e tecniche di apprendimento. I suoi campi applicativi sono pertanto molteplici: problem solving, creative thinking, co-design, strategy development, business model innovation, change management, team and leadership development…

Tuttavia il valore fondante di qualunque intervento consiste nel mettere le persone al centro dei processi! Un’azienda che voglia definirsi innovativa sa che deve investire nell’employee empowerment.

I partecipanti sono infatti costruttori e generatori di significati sin dal primo momento di gioco e riescono  a manifestare il proprio potenziale inespresso sia nei momenti di analisi del contesto che nella generazione di soluzioni efficaci. Basta fornire loro una facilitazione calibrata al contesto, un linguaggio condiviso (i mattoncini) un setting accogliente e buona musica (sì, i tempi del gioco sono scanditi dalle canzoni!)

Q. Come si integra la metodologia LSP in un processo decisionale?

A. LSP è una metodologia “contenitore senza contenuto”, ciò significa che non fornisce ricette prestabilite calate dall’alto, ma si integra perfettamente nei processi decisionali interni fornendo strumenti di negoziazione e abilitando la partecipazione di tutti. Ha infatti un altissimo tasso di engagement perché va oltre il tradizionale apprendimento deterministico, supera le barriere della formazione tradizionale one to many, e lascia lo spazio all’emersione della creatività collettiva.

La forza della collettività innalza la motivazione nei lavoratori e consente di approfondire relazioni e connessioni tra persone e azienda, osservare dinamiche interne ed esterne, esplorare diversi scenari ipotetici, e acquisire consapevolezza di possibilità e opportunità al di là di ruoli, funzioni e mansioni.

La costruzione fisica e tangibile dei concetti (modellini individuali e condivisi) avvia la spontanea visualizzazione di idee e risultati strettamente connessi alla situazione che le persone vivono nella quotidianità aziendale, riuscendo a giungere direttamente al core delle questioni.

Q. Raccontaci un aneddoto di uno dei tuoi workshop e facci innamorare della LSP visto che più o meno tutti noi da bimbi abbiamo giocato con i LEGO®.

A. La distesa di LEGO® che accoglie i partecipanti genera sia entusiasmo che perplessità. La sfida di noi facilitatori è proprio riuscire ad allineare le diversità valorizzandole.

Nello specifico durante un workshop immersivo di due giornate con Quadri provenienti da diverse aziende, uno in particolare ha da subito mostrato tutta la sua diffidenza nei confronti non solo del tema da essi stessi scelto, il cambiamento in azienda, ma soprattutto nei confronti dell’approccio metodologico.

Durante la prima giornata ha utilizzato solo mattoncini grigi e neri per raccontare il proprio scenario professionale anche in termini di visione aspirazionale.

Premesso che noi facilitatori non interpretiamo i modelli, ma facciamo sì che emerga una suggestione su cui riflettere, al secondo giorno i mattoncini grigi hanno lasciato lentamente lo spazio ad altri colorati aprendo la strada a una consapevolezza più matura e a una riflessione personale molto profonda sull’idea di de-responsabilizzazione, quale ostacolo al cambiamento.

Incoraggiare la creatività per immaginare, scoprire e progettare nuove opportunità è la sfida più grande per un’azienda che crede nei percorsi di miglioramento continuo. Non è difficile, è sufficiente pensare con le mani! Ma adesso basta parlare, è tempo di giocare!

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